Fra i tanti luoghi comuni che investono il nostro ambiente arbitrale dilettantistico, e sottolineo dilettantistico, persiste quello della banale semplicità gestionale di un organismo come l’Organo Tecnico Periferico.

In effetti, per i profani l’importante sarebbe fischiare ,,,,,,, ma va da se che così non è.

Tralasciamo le attività del settore amministrativo (contabilità e segreteria), scusandocene doverosamente con gli addetti ai lavori.

Focalizzeremo quindi l’attenzione sulla parte tecnica dell’attività sezionale e in modo peculiare sugli esecutori di tutto il lavoro che dietro le quinte porta al compimento del “prodotto finito”.
In linea generale, non è difficile che ad ogni arbitro sia stato posto un canonico quesito : “ma chi ve lo fa fare?”

Obbiettivamente è troppo prolisso spiegare succintamente cosa scatta nella psiche di chi si diletta nel nostro hobby ma ci sono degli angoli remoti di questa attività, del tutto sconosciuti a chi ci “gambizza” in ogni contesto.
Uno di questi riguarda proprio coloro i quali approntano le condizioni per poter disputare le partite di calcio dal punto di vista delle direzioni arbitrali.

Citare i nomi di coloro i quali si spendono per la sezione con “molta infamia e poca gloria”, risulta ininfluente se non fosse più che doveroso ricordarli almeno con un semplice “grazie di esistere”. Che si chiamino Ricci o Lo Grasso, Bergantino o Porcu, a nessuno potrebbe importare.
Quel che invece dovrebbe importare, sarebbe innanzitutto riconoscere che il detto “sbaglia chi lavora” è sempre una realtà in agguato, che agli associati nulla è dovuto in quanto volontari che sono assistiti da altri volontari e per ultimo ma non ultimo, che la nostra NON è un’associazione con scopo di lucro.

Se per un arbitro il lavoro comincia con la ricezione della lettera di designazione e finisce con la spedizione del referto dopo la direzione di una partita del gioco del calcio, a monte e a valle c’è di tutto e di più.
Da qualche hanno, gli associati di Collegno che decidono su base volontaria di operare per la propria sezione, sono coinvolti in un’organizzazione articolata su diverse mansioni, per più ore al giorno e pressoché per cinque giorni su sette, non considerando la consueta attività istituzionale dei due giorni nel fine settimana.

Gli specialisti che definirei con l’epiteto amichevole di “tecnici del suono” , operano prettamente nella parte tecnica.
Sono persone che dopo ogni giornata lavorativa standard, a turni ben prestabiliti si recano in sezione per preparare con meticolosità certosina ciò che nel fine settimana verrà sacrificato nei banchetti dei “degustatori” di calcio giocato e guardato.

Per alcuni di questi appassionati di arbitraggio, l’aggravio maggiore è che per motivi contingenti il proprio turno decorre dalla tarda serata per finire anche alla soglia della mezzanotte.
E’ scontato che l’onere fisico di tali servigi ricade sul groppone del proprio senso di responsabilità, ma di doversi dibattere fisicamente per una mancanza di collaborazione da parte di altri associati, francamente ognuno di noi ne farebbe a meno.

Essere volontari, quindi, non vuol dire che si debba rimediare tacitamente ad ogni inosservanza o negligenza da parte di chi sta dall’altra parte del “bancone”.
Vuol dire invece che per un recondito sentimento di passione, in mezzo alla normale giornata lavorativa, per esempio nella spola fra Asti e Torino si passi dalla sezione per il caricamento delle gare in calendario; vuol dire che dopo un’abbondante sudata di braccia e gambe in fabbrica, si passi la serata in sezione a rimpiazzare diversi colleghi che hanno rifiutato la designazione ufficiale; vuol dire ancora che immancabilmente nella tarda serata di ogni venerdì si debba passare a controllare il fax sezionale per variazioni dell’ultima ora.

Qualche tempo fa, l’attuale vice presidente Bruno Surace descrisse con esemplare sintesi personale un pensiero che calza a pennello per il caso in argomento : “resto in attività fino a quando mi diverto”.
E senza questa prerogativa non potrebbe spiegarsi altrimenti cosa spinge questi ragazzi a prestare i loro servigi.
Come risposta a tutti quei “chi ve lo fa fare” è senza dubbio la più opportuna e varrà sicuramente per ogni arbitro che si rispetti.

Grazie di esserci, ragazzi!

Salvatore Cannella