L’attitudine che ogni arbitro possiede o acquisisce nel corso della sua carriera (soprattutto dilettantistica), viene sancita da una serie di controlli disposti dalle commissioni arbitri di ogni organo tecnico (provinciale, regionale, nazionale).

Le risorse preposte a questi controlli, sono ex arbitri che per raggiunti limiti di età decidono di rimanere in seno all’associazione con una qualifica diversa da quella di arbitro effettivo, ovvero la qualifica di osservatore arbitrale.

Un tempo chiamati “commissari”, i moderni osservatori si adoperano nelle cosiddette “visionature” ai colleghi più giovani.
Facendo tesoro delle esperienze maturate nel corso degli anni, dispensano consigli e correzioni tecniche e tattiche avendo dalla loro parte una visione più obbiettiva della singola prestazione.

Ma effettuare una visionatura oggi, non è così semplice come guardare una partita di calcio. “eh! che c…zo !” esclameranno ancora una volta i profani, “possibile che ‘sto mestiere improvvisamente sia diventato la cosa più difficile del mondo sportivo?”

Intanto l’arbitraggio non è un mestiere, bensì una disciplina in ambito sportivo senza scopo di lucro praticata da volontari.
In secondo luogo, come già descritto nelle precedenti “soffiate” pubblicate in altri scritti, sono tutte azioni normali che gli addetti ai lavori sanno perfettamente come eseguire ma che agli occhi di “chi non conosce” e di “chi non sa” appare tutto come una forte discriminazione sempre nei confronti del proprio Se.

Ometteremo la narrazione dei criteri per l’analisi di ogni partita esclusivamente per ragioni di etica professionale.

Possiamo sicuramente accennare che anche la stesura del referto di visionatura non è cosa semplice o veloce e questo non gioca a favore di questi “soci più anziani”.
Inoltre, si deve riportare per iscritto e in maniera capillare una descrizione che in passato bastava a tradursi con un semplice “arbitro buono” o “arbitro non buono”.

Sia ben chiara una cosa : il lavoro o i servigi che gli osservatori prestano di buon grado per l’associazione, rivestono estrema importanza nell’evoluzione tecnica di ogni singolo arbitro.

Alla fine della partita, per gli arbitri è sempre un momento particolare ricevere nello spogliatoio il proprio osservatore.
I più anziani si propongono con fare paterno; i più giovani come fratelli maggiori. Sembra paradossale ma mai come in quei frangenti, un arbitro è curioso di conoscere dove ha sbagliato.

“Consigli per gli acquisti” : gli osservatori arbitrali non sono i commissari intesi comunemente dai NON addetti ai lavori.
Questi commissari detti di campo sono semplicemente persone appartenenti alla FIGC che esercitano funzioni al di fuori dall’ambito arbitrale e che per nessun motivo possono intercedere nelle funzioni arbitrali se non per salvaguardare, eventualmente, l’incolumità degli arbitri stessi. Inoltre, qualunque osservatore designato per visionare un arbitro, non ha titolo alcuno a modificare un referto arbitrale.

Salvatore Cannella