Il 23 novembre, la sezione di Collegno ha avuto il piacere di ospitare due componenti della CAN 5, Antonio Mazza della sezione di Torino e Franco Falvo della sezione di Catanzaro.

Ad una breve presentazione della Commissione e del suo modus operandi, è seguito un’approfondita disamina del ruolo dell’Arbitro e della sua maniera di rapportarsi con le persone all’interno e all’esterno dell’associazione. Arbitro con la “A” maiuscola, per l’appunto, cioè colui che sa essere tale non solo sul rettangolo di gioco, ma anche e soprattutto nella vita: l’agire dell’Arbitro deve sempre essere ispirato da valori sani, di legalità. L’arbitraggio è una vera e propria palestra di vita, un modo di rapportarsi con le persone che ci accompagna in ogni momento.

Essere Arbitri vuol dire saper prendere decisioni, sapersi assumere le responsabilità al momento giusto e fare tesoro degli errori commessi. Ma essere Arbitri vuole anche dire sapersi mettere in discussione, impegnarsi con costanza e dedizione e mettersi al servizio degli altri.

Franco ha poi parlato specificamente delle caratteristiche dell’arbitro, in quanto protagonista sul terreno di gioco di un evento sportivo. Anzitutto un’ottima condizione atletica e la conoscenza del Regolamento, senza le quali mancano le basi per una buona prestazione. E poi la preparazione alla partita: dal momento in cui l’arbitro riceve la designazione, e scopre quali saranno le squadre che dovrà dirigere, al momento del briefing pre-gara, in cui nasce la terza squadra che scenderà in campo, quella degli arbitri. Infine, durante tutta la partita, ed in particolare nei primi minuti, l’arbitro dovrà capire al meglio le dinamiche di gioco e le tattiche messe in atto dalle due squadre.

Quello che però, con la loro visita, hanno voluto trasmettere Franco e Antonio, è il fatto che l’arbitro può essere vincente, ma può esserlo solo grazie agli altri. Chi cerca di nascondere i problemi e non ne parla direttamente con i colleghi e il proprio Organo Tecnico, fallisce in partenza: solo chi mette passione e amore per l’Associazione può sfondare.

Una passione che a Franco, nella sua presentazione, non è certo mancata: il suo discorso è stato infatti arricchito di focose ed argute espressioni dialettali calabresi, da lui italianizzate, che hanno positivamente impressionato e divertito la platea!

Daniele Serra

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