Maturità tecnica, organizzativa, produttiva ed emotiva.
Con questi quattro aggettivi si sintetizza la RTO (riunione tecnica obbligatoria) che ieri sera ha fatto da sfondo all’attività sezionale dell’AIA di Collegno.
L’idea è venuta a un consigliere sezionale; la decisione l’ha presa il presidente; la realizzazione è stata degli associati.

Interamente organizzata e gestita dai “padroni di casa protagonisti”, i relatori hanno intrattenuto la platea degli arbitri collegnesi esaurendo ogni ordine di posto.

Come già preannunciato da qualche giorno sul sito internet sezionale ( sempre più il fiore all’occhiello della sezione ), il plotone dei sette arbitri nazionali appartenenti alla sezione di Collegno ha intavolato un dibattito serio e articolato, interagendo con i colleghi presenti.

Le esperienze variegate dei protagonisti, oltre che per i ruoli (assistenti, arbitri CAND, arbitri degli Scambi Interregionali e arbitro CAI calcio a cinque) si diversificano anche per il periodo di militanza nella categoria (Liturco 4° anno, Gueli 3° anno, Corizzo 2° anno, Montà e Rago 2° anno, Mancin e Barulli 1° anno).

Qualche anno fa, per sopperire alle criticità di nozioni regolamentari degli arbitri, un dirigente in seno al CRA (Comitato Regionale Arbitri) ispirava gli associati piemontesi e valdostani a prendere l’abitudine di leggere il regolamento anche nella toilette della propria abitazione, Lungi dalla pratica stacanovista di quello che deve restare solo un hobby, si preferirà dilettarsi nelle sedi più opportune, assumendosi contestualmente la responsabilità per le carenze culturali dei singoli casi.
Ieri sera non è stato sviscerato il regolamento (le occasioni non mancheranno) ma al contrario, si è preferito intavolare una discussione basata più sull’ aspetto umano dell’attività.

Come si conviene nelle migliori occasioni, scocca l’inizio dei lavori con la parola ad un impeccabile moderatore nei panni del Dr. Liturco che dall’alto della sua maggiore anzianità d’esperienza in categoria, ha saputo destreggiarsi con estrema disinvoltura.
Stefano ha sottolineato che sebbene sia consapevole del suo ultimo anno alla CAN D, nella peggiore delle ipotesi gli resterà un notevole bagaglio d’insegnamenti, volgendo l’attenzione a qualcos’altro con cui divertirsi, senza drammi e probabilmente anche sempre all’interno dell’associazione.
Se andrà meglio, lo rivedremo arbitrare su “altre spiagge”.

I due “scambisti” Rago e Barulli, hanno descritto la diversità strutturale del raduno rispetto a quello regionale e gli interessanti meccanismi delle designazioni.
Hanno poi disquisito sulle non indifferenti difficoltà riscontrate con i neo assistenti provenienti dall’OTR che non hanno completato l’allineamento con le direttive della Commissione Scambi.
Tralasciando il lato prettamente tecnico dell’attività, i due si sono trovati concordi nello scoprire un altro lato piacevole di questa fase, ove si comincia a viaggiare in lungo e in largo, con l’approccio di realtà sportive e socio-culturali diverse da quelle piemontesi.

Luciano Corizzo è attualmente l’unico rappresentante (serie B) dello sminuito “calcetto”. E chi non fosse ferrato sull’argomento rimarrebbe colpito come lo sono stati alcuni dei colleghi presenti in platea.
Con lineare semplicità ha badato a confermare che sebbene le due discipline siano radicalmente diverse per il lato regolamentare, non per questo il calcio a cinque deve considerarsi una sottospecie del calcio a 11.
Il “futsal” (la denominazione nel mondo) di origini sudamericane, è una disciplina in continua evoluzione.
Sebbene con tempi solo da 20′, la caratteristica principale che la rende alquanto difficoltosa è la mancanza di pause; quindi massima pressione fisica e psicologica a causa dei continui capovolgimenti di fronte.

Arriva la volta degli assistenti.
Marco Mancin pur non scorazzando più con il “maggiolino” che lo ha reso noto in tutta la regione, trasuda senza ritegno la solita giovialità.
Orgoglioso e pago di un traguardo inseguito e raggiunto con merito, evidenzia le difficoltà della qualifica in base al modo diverso di esercitare in confronto agli arbitri.
Impossibile rilassarsi, pena “restare impalato come un salame con l’azione da tutt’altra parte” . Badare contemporaneamente ai giocatori, all’arbitro, alle panchine e perché no! talvolta anche al pubblico, apparentemente potrebbe essere impossibile ma con un’adeguata preparazione si rivela senza dubbio accattivante e divertente.
Montà confessa agli “amici” di avere optato per la qualifica da assistente solo perché le sue caratteristiche atletiche non lo rendevano propenso a correre tanto e allenarsi da arbitro. Il destino ha voluto che proprio su questo argomento andasse a “schiantarsi” in un paradosso. Roberto si allena ogni giorno (durante la sua pausa pranzo) nello stesso polo ove Rosetti e &. della CAN si ritrovano sistematicamente (impianto P. Nebbiolo c/o il parco Ruffini).
Effettua gli stessi test e ascolta gli stessi consigli che vengono somministrati ai “grandi”. Stare a stretto contatto con gente come il prof. Milardi e i colleghi professionisti, permettono malgrado tutto di migliorare il rendimento sia in gara che in allenamento.
Ad un certo livello si vedono e capiscono tante cose in modo diverso rispetto alle esperienze precedenti o di categoria inferiore.

Luciano Gueli c’è!
Conferma la visione prioritaria di un’eccellente preparazione atletica per sentirsi la gara in pugno. Dopo tanti anni ribadisce ancora che i raduni sono occasioni preziose per assimilare e migliorarsi. I test atletici, i quiz sul regolamento e interagire con i colleghi di tutta Italia scambiandosi le casistiche personali, sono opportunità d’oro colato per imparare ancora.
La stessa analogia deve essere applicata in sezione e fra gli stessi associati di ogni sezione.

Chiude i lavori il presidente sezionale Gioacchino Annaloro, fiero più che mai di avere in squadra dei ragazzi seri e preparati.
Da padre si raccomanda con i più giovani di prendere come esempio “i magnifici sette” e di conseguenza poter vedere in un futuro prossimo tanti altri loro successori.
Con le loro belle esperienze e la crescita maturata fungono sicuramente da propellente per chi ancora non ci crede.
Da presidente prende spunto per chiedere ai presenti di offrire sempre un minimo contributo di vita sezionale – “si collabora anche semplicemente accettando per tempo le designazioni o consegnare entro i tempi canonici il referto di gara” – operando in questo modo si sgravano i colleghi che lavorano da volontari, i quali a loro volta possono dedicarsi ad altre attività sezionali.

Si narra che ieri sera, il presidente Annaloro sia tornato a casa canticchiando ancora l’ormai celeberrimo inno di Checco Zalone.

Annaloro Riccardo